Allineatori invisibili e adolescenti: è amore?

A questo proposito, abbiamo chiesto al Prof. Luca Levrini specialista in Ortodonzia e Professore Associato all’Università degli studi dell’Insubria, di parlarci degli allineatori trasparenti e di come ben si adattano alle esigenze degli adolescenti.

Cosa sono gli allineatori trasparenti?

Si tratta di dispositivi intraorali, direi praticamente invisibili, in grado di riallineare i denti.

Nella pratica si hanno una serie di mascherine trasparenti che vengono applicate alle arcate dentarie e sostituite ogni 2 settimane. I denti si muovono e quindi si riallineano, perché ogni mascherina è diversa e tende progressivamente verso il raggiungimento del risultato.

I tempi di trattamento non si allungano rispetto alle tecniche tradizionali ed è possibile trattare anche casi di una certa complessità, a patto che l’operatore che li utilizza abbia buona esperienza.

E per gli adolescenti?

Gli allineatori sono molto utili nella pratica clinica, in quanto vanno a soddisfare un crescente bisogno: i giovani desiderano avere una dentatura regolare, ma con apparecchi che soddisfino le loro esigenze.

Le loro aspettative però non sono esclusivamente di natura estetica, come si potrebbe pensare.

I ragazzi quindi desiderano correggere i difetti della dentatura con dispositivi trasparenti per ortodonzia?

Certamente, però devono essere in età adolescente. Per comprendere tale affermazione la prima domanda da porsi è perché alcuni giovani pazienti desiderano che l’apparecchio non si veda ed altri assolutamente l’opposto.

A mio giudizio la spiegazione deve ricercarsi nell’inserimento o meno del soggetto nel periodo dell’adolescenza. L’adolescenza rappresenta un lungo intervallo di tempo nel quale si abbandona l’età infantile e si entra in quella adulta.

Il tipico dispositivo ortodontico fisso e visibile viene classicamente percepito come appartenente all’età infantile, quindi non adatto a chi tende e si proietta verso il mondo degli adulti. L’adolescente punta all’indipendenza e si allontana da ogni cosa che rappresenta l’infanzia, quindi anche dall’apparecchio fisso.

Ci sono altre spiegazioni?

Sono numerose le motivazioni che portano il giovane a richiedere un dispositivo invisibile e tutte rientrano nel complesso argomento dell’estetica, degli stili di vita e delle aspirazioni, fattori che contribuiscono alla costruzione dell’identità dei giovani che stanno per diventare adulti.

Iniziamo però con il dire che agli adolescenti gli allineatori trasparenti piacciono non solo perché non si vedono. Il fatto che siano invisibili è cosa importante ma forse non l’unica che spinge e motiva a fare tale scelta. I giovani credono in modo particolare nelle nuove tecnologie, esse rappresentano la proiezione verso il futuro e contestualmente l’efficienza.

Il fatto di poter disporre di un programma informatico che visualizza fedelmente e virtualmente le proprie arcate dentarie, il filmato che visualizza gli spostamenti che verranno effettuati dal trattamento sono cose importanti per i giovani.

Ricevere tramite e-mail tale filmato – il proprio trattamento – è entusiasmante ed una novità assoluta per il giovane. Questo è possibile con queste tecniche di recente introduzione, che, hanno comunque il valore di agire concretamente. Ad oggi, gli adolescenti apprezzano sempre di più quello che funziona e, sempre di più, saranno in grado di apprezzare e distinguere con maggior senso critico.

Quali sono i vantaggi clinici?

L’evoluzione degli allineatori è rapida e costante, sono dei dispositivi in continuo miglioramento che aumentano rapidamente i vantaggi clinici. Ci sono per esempio vantaggi sulla salute delle gengive; una recente ricerca ha dimostrato come questi dispositivi possano migliorarne lo stato di salute, soprattutto se confrontati con i tradizionali dispositivi ortodontici fissi.

Il motivo è che consentono una perfetta igiene orale, alla quale il paziente è obbligatoriamente stimolato. Ci sono vantaggi per il miglior spostamento dei denti; gli allineatori trasparenti avevano difficoltà nel compiere alcuni spostamenti dentari, oggi il miglioramento tecnologico di questi dispositivi consente nuove soluzioni che permettono al dentista di progettare movimenti dentali certi e controllati in quasi tutti i pazienti.

Dietro questi dispositivi vi sono importantissime ricerche e studi che migliorano costantemente la loro efficacia. In questo senso, gli allineatori sono un esempio di come la tecnologia aiuta e completa il dentista nella sua professione. Alcuni ritengono che gli adolescenti non siano molto collaborativi quindi non adatti a dispositivi come questi che sono removibili.

Come già sottolineato, la scelta di fabbricare allineatori per adolescenti impone la necessità di adattarsi a caratteristiche proprie ed esclusive di questa età, ovviamente diverse rispetto a quelle dell’adulto; tra queste sicuramente la collaborazione.

È proprio per questo che vengono utilizzati degli indicatori che mostrano il tempo di applicazione delle mascherine. Sono molto utili, rappresentano un efficace strumento di incentivo e non di controllo né per il genitore né per il dentista. L’adolescente sente l’indicatore come parametro di sfida a cui riferirsi, quindi di motivazione.

Utilizzando questi dispositivi cosa la gratifica maggiormente?

Il fatto di utilizzare strumenti che soddisfano le esigenze dei giovani, che hanno desideri sofisticati e di valore a cui spesso le tradizionali tecnologie, pur efficaci, non riescono a rispondere.

In questi casi il trattamento non è solo la cura ma il rispetto di un complesso di desideri che all’apparenza sembrano effimeri ma che rappresentano, di fatto, una realtà quotidiana sempre più diffusa.

Igiene orale: sicuro di non fare le cose a metà?

Lati oscuri

I lati del dente che vengono tralasciati durante le normali pratiche di igiene orale sono circa il 40% e si tratta principalmente di quelle fessure definite spazi interdentali.

Queste strette spaziature si rivelano di difficile accesso per un normale spazzolino, generando un ambiente ideale per la concentrazione e la proliferazione dei batteri, principali responsabili delle più comuni malattie del cavo orale.

E non è un problema da poco, trascurare infatti la rimozione costante della placca potrebbe condurre al sorgere di spiacevoli disturbi quali ad esempio carie, gengiviti e la tanto odiata alitosi.

Cosa fare dunque?

La soluzione c’è, e si chiama scovolino.

Esistono ovviamente diverse modalità per pulire a fondo gli spazi interdentali, soprattutto visto che queste fessure possono variare in spessore e in ampiezza da persona a persona, rendendo dunque difficile l’utilizzo di uno strumento standard per tutti.

Ed è proprio per venire incontro a queste esigenze differenziate che è nato lo scovolino, un piccolo dispositivo pensato e realizzato appositamente per pulire gli spazi tra i denti, dove lo spazzolino non può arrivare.

Lo conoscevi? Certamente si tratta di una soluzione estremamente valida per chi non ama utilizzare il filo interdentale, nonostante le continue raccomandazioni del dentista.

Ad ogni esigenza, uno scovolino

È di importanza fondamentale saper scegliere lo scovolino che meglio si adatta alle caratteristiche dei propri denti, in modo da evitare di forzare eccessivamente il solco gengivale arrivando a creare gonfiore o a provocare il sanguinamento delle gengive. Alla base di questi disturbi si ha però spesso un’infiammazione che può derivare da una malattia parodontale.

Le diverse tipologie possono variare ad esempio in base alla lunghezza del manico, all’angolazione della testina e alla dimensione delle setole (Strumenti dentista).

Tra la grande varietà di proposte rintracciabili nelle farmacie, possiamo trovare:

●Scovolino classico: ha la testina dritta e un manico corto, le 9 varianti del prodotto si differenziano a seconda della misura delle setole;
●Scovolino morbido: caratterizzato dalla testina dritta e dal manico corto, ha setole particolarmente morbide per un’azione più delicata;
●Scovolino angolato: con testina angolata e manico lungo.
La struttura di uno scovolino angolato permette la penetrazione tra i denti posteriori e consente anche la pulizia dall’interno dell’arcata.

Come si usa?

Non hai mai usato lo scovolino? Niente di più semplice, basta seguire 3 semplici passaggi:

1.Inserisci lo scovolino delicatamente tra i denti, per semplificare l’uso guardati allo specchio;
Muovilo avanti e indietro per 2-3 volte;
2.Ripeti la procedura per ogni spazio e poi sciacqua lo scovolino sotto l’acqua e lascialo asciugare all’aria aperta senza cappuccio.
3.Nel caso in cui lo scovolino non riuscisse a penetrare tra gli spazi interdentali non ti spaventare, probabilmente non è della misura corretta per i tuoi denti. Basta non sforzarlo a tutti i costi per passare tra gli spazi e sostituirlo con uno dalle dimensioni adatte… sarà il tuo dentista o igienista dentale di fiducia a consigliarti i prodotti, le tecniche e le misure corrette.

Ricorda sempre che dalla bocca passa la salute dell’intero organismo, è dunque di importanza fondamentale prendersi cura dei propri denti al 100%… non c’è salute generale senza salute orale (Telecamera intraorale)!

Test salivari: sei predisposto alla carie?

Davanti ad un bel vassoio di pasticcini l’acquolina in bocca non tarda a manifestarsi… ma la saliva ha un ruolo ben più importante per il nostro organismo.

Si rivela infatti fondamentale nel rimuovere i detriti alimentari, i residui batterici e le cellule epiteliali che causano la moltiplicazione dei batteri nel cavo orale, attuandone successivamente l’eliminazione attraverso il canale digerente

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Bocca asciutta

Ma in alcuni casi può verificarsi una riduzione del flusso salivare, che ha un evidente effetto sia sul numero sia sulla gravità delle carie e ciò può capitare anche nei casi di iposecrezione salivare.

Nei soggetti predisposti o soggetti a tale problema, rivestono grande importanza i test microbiologici. Tali test valutano la quantità di batteri come Streptococcus mutans e Lactobacilli presenti nel cavo orale, direttamente proporzionale alla probabilità di sviluppo della carie.

Ma come funziona?

L’esame salivare viene eseguito in modo ormai routinario nella pratica clinica.

La tecnica di laboratorio prevede l’impiego di un kit contenente una pipetta in materiale plastico che preleva la saliva del paziente, precedentemente raccolta in un cilindro graduato.

Questo procedimento permette di calcolare il primo parametro fondamentale del test, ovvero il flusso salivare. Di cosa si tratta? Sono i ml. di saliva prodotti nel tempo di 5 minuti, il cui valore normale deve oscillare intorno a 1ml /minuto.

Il secondo parametro essenziale è il potere tampone. Ponendo per 5 minuti una goccia di saliva su una apposita striscia reattiva a pH titolato 3.3. Trascorso il tempo si compara il colore assunto dalla striscia con la scala colorimetrica riportata su una scheda di paragone, verificando la corrispondenza con uno dei campioni.

Il secreto salivare viene successivamente posto all’interno di una provetta contenente un terreno di coltura a base di agar per verificare il terzo parametro: la concentrazione batterica.

Per rendere il terreno selettivo per il microrganismo in esame si usa una sostanza particolare detta bacitracina, la provetta viene quindi posta in incubatrice alla temperatura di 37°C per 48 ore. Al termine dell’incubazione la valutazione del risultato viene effettuata confrontando la densità delle colonie batteriche cresciute, con una tabella di riferimento.

Leggere i risultati

La presenza di Lactobacilli nella saliva in quantità superiore alla norma indica un fattore di rischio per il paziente nel senso di una alimentazione eccessivamente ricca di zuccheri, accompagnata da una scarsa igiene orale: tale specie batterica è responsabile di una sintesi di acidi che concorrono a far diminuire il pH orale.

Una eccessiva presenza di Streptococchi, batteri più direttamente correlati alla patogenesi del processo carioso, indica presenza di placca in quantità superiore alla norma, dunque predisposizione individuale e/o scarsa igiene orale (prodotti odontoiatrici).

Quali precauzioni?

L’esecuzione del test e la valutazione dei tre parametri considerati (flusso, potere tampone, concentrazione batterica) consente all’odontoiatra di selezionare soggetti a basso ed elevato rischio di carie, ovvero di fare diagnosi di cariorecettività.

I primi non dovranno necessariamente modificare le proprie abitudini, ma semplicemente sottoporsi a periodici controlli da parte del medico. I pazienti ad elevato rischio dovranno al contrario essere sottoposti ad un regime preventivo intenso ed efficace.

In caso di riduzione del flusso salivare inoltre, occorre indagare sulle possibili cause della ipofunzione (es. assunzione di farmaci, sindrome di Sjogren, ecc.); nel contempo il paziente dovrà limitare il consumo di carboidrati, arricchendo la dieta di fibre e utilizzando chewing-gum privi di zucchero al fine di stimolare la salivazione.

Importante è poi instaurare un programma di fluoroprofilassi graduata, applicata alle differenti condizioni:

●fluoroprofilassi normale (dentifrici fluorati)
●fluoroprofilassi media (dentifrici fluorati e gel al fluoro)
●fluoroprofilassi intensa (dentifrici fluorati, gel al fluoro e applicazione professionale di vernici al fluoro)
L’esito dell’esame viene comunicato attraverso un referto scritto sui cui sono riportati i valori ottenuti e quelli di riferimento; oltre a stabilire il piano di terapia e la frequenza degli eventuali esami di controllo necessari.