L’implantologia post-estrattiva immediata

Gli studi condotti sulle proprietà osteoinduttive delle superfici implantari in relazione all’osteointegrazione hanno oggigiorno permesso l’introduzione di tecniche che vedono abbreviare i tempi di guarigione dell’alveolo quando dopo un’avulsione dentaria è occupato da un impianto.

Quindi il razionale biologico di questa tecnica prevede l’inserimento di un impianto capace di indurre neoformazione ossea, preservando il sito e riducendo la naturale contrazione alveolare, risparmiando peraltro il collasso dei tessuti molli. Questo consente di definire l’implantologia post-estrattiva come un atto chirurgico che racchiude in un unico tempo l’estrazione dentaria e l’immediato inserimento dell’impianto dentale.

Ovviamente questo atto comporta vantaggi per il paziente, che vede accorciare i tempi per il ripristino funzionale ed estetico del proprio apparato stomatognatico in un numero ridotto di sedute.
E infatti le principali indicazioni alla chirurgia post-estrattiva sono fondamentalmente due: l’alta valenza estetica, qualora i tessuti molli mantengano la loro integrità, e la diminuzione del numero delle sedute chirurgiche, quindi un maggior comfort per il paziente.

Valutazioni cliniche e indicazioni per una corretta chirurgia post-estrattiva
Anche per l’implantologia post-estrattiva, come per tutta l’implantologia, il primo requisito da soddisfare è rappresentato dalla stabilità primaria: di qui la scelta e la tecnica, di questo tipo di chirurgia.

Importanti valutazioni radiografiche sia intraorali che ortopantomografiche, meglio ancora se sono disponibili Tac-Dentalscan, sono utili per ottenere le informazioni sul rapporto tra alveolo e strutture contigue. Da queste indagini si possono ricavare valutazioni (posizione e morfologia della radice) circa la difficoltà dell’estrazione, che deve essere atraumatica, e circa le strutture nobili come il nervo mandibolare e il seno mascellare (Figg. 1-2-3-4). (in Fig. 1: si vuole sostituire il 25. Si osservi, dalla OPT, il margine di sicurezza con il seno mascellare).

L’importanza di queste indagini risiede anche nello studio dell’alveolo perchè si deve disporre di 3-5 mm di osso oltre l’apice del dente, spazio necessario per preparare la stabilizzazione dell’apice implantare. Non meno importante è la valutazione spaziale con i denti contigui, soprattutto nei settori estetici: la testa dell’impianto deve essere collocata a 3 mm dalla giunzione amelo- cementizia dei denti contigui e a 1-3 mm apicalmente rispetto al margine della cresta ossea vestibolare.

Fig. 2 Particolare della OPT per la sostituzione della radice del 45

Fig. 3 Stesso particolare della figura precedente. Da questa immagine si evince che con la OPT si può solo intuire il decorso del nervo mandibolare

Fig. 4 Si noti come, per lo stesso caso delle Figg. 2 e 3, con la TC i rapporti con il nervo mandibolare sono resi più evidenti. Inoltre si può osservare l’altezza della cresta vestibolare, ridotta rispetto a quella linguale

Infine, un’altra osservazione che deriva dalle indagini radiologiche è la presenza e l’entità delle lesioni parodontali, le quali possono interessare l’elemento dentario da sostituire e orientare verso una rigenerazione ossea ovvero possono rappresentare una controindicazione all’implantologia post-estrattiva. A questo proposito è bene eseguire sempre un’ispezione orale, avvalendosi anche di sonde parodontali per ottenere un quadro generale dello stato di salute parodontale del dente (Fig. 5).

Fig. 5 Si evidenzia una fistola del 13
L’ispezione, in assenza di patologie, deve mirare a definire il biotipo gengivale, la posizione della linea muco-gengivale, la festonatura dei denti contigui e il rapporto tra colletto del dente con il margine libero gengivale.
Riassumendo, la collocazione implantare immediata dovrebbe essere limitata a quei difetti che presentano tre o quattro pareti alveolari sufficienti a stabilizzare l’impianto e difetti circonferenziali minimi, ricordando a tal proposito che solo quando i gap tra alveolo e impianto superano 1,5 mm necessitano di una contestuale rigenerazione ossea. Alla pari dell’osso, anche i tessuti molli devono essere privi di alterazioni morfologiche (recessioni, perdita delle papille) e/o infettive (fistole, tasche purulente).