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Gli irriganti canalari

Il principale scopo del trattamento canalare è quello di eliminare o ridurre la carica batterica a livelli compatibili con il processo di guarigione (Waltimo et al. 2005).
 
Sebbene la strumentazione meccanica può ridurre significativamente la carica batterica, l'anatomia complessa del sistema canalare ostacola l'efficacia degli strumenti, conferendo agli irriganti un ruolo chiave per la disinfezione. Diversi studi istobatteriologici hanno infatti dimostrato che le comunità batteriche possono sopravvivere nelle irregolarità canalari, come l'istmo, i canali laterali o i tubuli dentinali (Nair et al. 1990).
 
Ma quali sono le sostanze irriganti che garantiscono il maggior effetto antibatterico, anche contro le specie batteriche più resistenti come l'enterococcus faecalis, pur offrendo una elevata capacità di rimozione dello smear layer prodotto durante il processo di strumentazione canalare?
 
In uno studio pubblicato sull'International Endodontic Journal di dicembre 2015 si mettono a confronto tre tipi di irriganti e si riscontra che il miglior effetto antimicrobico è garantito dall'ipoclorito di sodio (Canalare cannule irrigazione).
 
Riportiamo tutti i vari tipi di irriganti analizzati nello studio:
 
1- Ipoclorito di sodio (NaOCl);
 
noto per avere una elevata proprietà di dissoluzione della sostanza organica, fornendo un altrettanto elevata attività antimicrobica (Zehnder et al. 2002). Uno svantaggio dell' ipoclorito di sodio è però la sua incapacità di eliminare lo smear layer.
 
2- Soluzione di Ipoclorito di sodio abbinato all'acido etidronico (NaOCl / HEBP)
 
Per ovviare all'incapacità dell'ipoclorito di sodio di rimozione dello smear layer si usa una soluzione di ipoclorito di sodio abbinato a un agente chelante debole noto come acido etidronico (HEBP) (Zehnder et al. 2005). La soluzione NaOCl / HEBP diminuisce lo smear layer e riduce l'accumulo di detriti di tessuto duro prodotti durante il processo di strumentazione (Lottanti et al., 2009, Paque et al. 2012).
 
3- Acido paracetico (PAA)
 
proprietà disinfettanti (Ordinola-Zapata et al. 2013), ha buone proprietà utili per la rimozione dello smear layer (De-Deus et al. 2011).
 
4- Clorexidina (CHX)
 
Possiede un'attività antibatterica, (Shen et al. 2009, Baca et al. 2012, Barrios et al. 2013) e la capacità di inibire l'adesione di alcuni batteri alla dentina (Kishen et al. 2008). Recenti in vitro ed ex vivo studi hanno dimostrato che la CHX fornisce proprietà antimicrobiche anche su un biofilm di Enterococcus faecalis (Shen et al. 2009, Baca et al. 2011, Barrios et al. 2013).
 
Gli autori hanno preso in considerazione sette molari umani privi di carie estratti e conservati in soluzione di timolo 0,1% a 4 ° C. Da questi denti hanno ricavato venticinque blocchi di dentina senza smalto, regolati con un calibratore e lucidati per ottenere campioni di 2 × 2 × 1,2 millimetri (larghezza x lunghezza x altezza). Lo smear layer formatosi durante la preparazione dei campioni di dentina è stato rimosso immergendoli in EDTA al 17% per 5 min. Dopo la sterilizzazione, sono stati tenuti in soluzione fisiologica sterile fino al momento dell'uso. Per la formazione di biofilm di E. faecalis, è stato utilizzato un dispositivo MBEC-high-throughput (HTP) (Innovotech, Edmonton, Canada) per creare delle scanalature sulla superficie dei provini di dentina preparati in cui sono state inoculate circa 1 × 107 colonie (CFU) per ml di E. faecalis sospeso in 22 ml di BHI. I biofilm di E. faecalis sono stati coltivati sulla superficie dentinale dei campioni per 5 giorni e quindi esposti alle varie soluzioni irriganti per 3 min. L'acqua distillata è stata utilizzata come irrigante nel gruppo controllo. Il biovolume totale e la percentuale di cellule morte della dentina infetta sono stati misurati mediante microscopia confocale.
 
Dai risultati ottenuti in questo studio è emerso che l'NaOCl e la miscela NaOCl / HEBP garantiscono il miglior effetto antimicrobico nei confronti del biofilm di E. faecalis, seguiti dall'acido paracetico PAA (P <0,05). Nessun significativo effetto antimicrobico della clorexidina CHX è stato invece osservato in confronto al gruppo di controllo.
 
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