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Epulide: Sintomi, Cause E Terapia

Cos’è l’epulide?

Si definisce epulide, o più comunemente epulide gengivale, una lesione di tipo tumorale che si forma sulla linea delle gengive e che è caratterizzata da una crescita anomala di formazioni nodulari. Essenzialmente l’epulide si presenta come una cisti o una formazione di tipo cistico che interessa la gengiva o un’altra zona del cavo orale.

Solitamente i noduli si situano tra i denti, e hanno un colore che può variare dal rosa delle gengive al rosso intenso o rosato.

A volte l’epulide può essere confusa, soprattutto ad uno stato iniziale, con un gonfiore o un’infiammazione gengivale, e quindi si pensa che questa possa regredire spontaneamente o con l’uso di antinfiammatori.

Questo tipo di considerazione erronea porta alla mancata tempestività di intervento sulla lesione, con conseguenti, possibili, complicazioni e ulteriori problematiche da risolvere.

Esistono diversi tipi di epulide gengivale, e diverse sono le cause e le terapie attuabili. L’epulide fibromatosa, la più comune, si forma spesso nella papilla interdentale, anche a partire da una irritazione locale o da un processo infiammatorio pre-esistente.

L’epulide granulomatosa, una formazione di tessuto di granulazione spesso sanguinante e arrossato, determinato da esiti cicatriziali, può essere soggetta facilmente a ulcerazioni e necrosi.

L’epulide gigantocellulare, a predominanza di cellule giganti e di macrofagi, sempre derivante da un processo infiammatorio. L’epulide angiomatosa, spesso situata in corrispondenza di un impianto dentale che, perpetrando un trauma gengivale, ha causato la formazione. Quest’ultimo tipo di epulide gengivale può essere facilmente trattata anche attraverso la laser terapia, ovviamente previa rimozione dell’impianto stesso.

L’epulide ossificante, che è caratterizzata da una massa dura e da una struttura di tipo osseo sottostante, e la cui unica terapia è la rimozione chirurgica. L’epulide acantomatosa, anche detta adamantinoma orale, un tumore di origine epiteliale che si forma a partire dallo smalto dei denti.

E’ possibile anche riscontrare questo tipo di disturbo nei neonati, in tal caso si parla di epulide congenita.

Si tratta di una forma di tumore neonatale potenzialmente pericolosa in quanto può causare problemi di respirazione e può impedire il nutrimento del bambino in quei casi in cui la massa si pone da barriera tra la bocca e il seno materno o il biberon. Non è chiaro quale sia l’origine dell’epulide congenita.

Spesso si presenta nel caso di diagnosi differenziale di mioblastoma, fibroma, rabdomioma, emoangioma, linfoma e cisti di origine gastrointestinale eterotopica. In presenza di diagnosi di ognuno di questi casi c’è il rischio di degenerazione cellulare maligna.

Il meccanismo per cui l’epulide si sviluppa è, di norma, una lesione reattiva successiva a un processo infiammatorio e caratterizzata da iperplasia cellulare.

Per quanto riguarda l’istologia dell’epulide, si tratta di fibre di collagene coperte da un epitelio squamoso cheratinizzato. Se soggetta a traumi, la lesione si presenta coperta di fibrina, una sostanza di colore bianco che si forma sulla mucosa del cavo orale (Modelli denti).

L’epulide fibromatosa, che come abbiamo detto in precedenza è la forma più diffusa di epulide gengivale, ha diverse possibili cause d’origine: si può formare a partire da calcoli salivari, placca batterica, carie o ricostruzioni a margini irregolari che creano traumi locali. Le sedi in cui si forma sono la zona gengivale, la lingua e, raramente, il labbro.

 

Epulide In Gravidanza

L’epulide gengivale si ritrova spesso nelle formazioni tumorali benigne che ricorrono nella donna in gravidanza. L’origine dell’epulide gravidica può essere di natura infiammatoria, traumatica o spontanea. Nella maggior parte di casi si suppone che possa partire da un’irritazione gengivale che degenera in formazione neoplastica benigna.

L’epulide gengivale rientra tra i tumori gravidici benigni, che non sono da considerarsi alla pari delle altre forme cancerose, in quanto non risultano dannosi per il feto. Il tumore del cavo orale in effetti rappresenta una crescita tessutale “innocua” che interessa solo una piccola percentuale di gravide e che si presenta con una frequenza maggiore a partire dal secondo trimestre di gravidanza.

L’epulide gravidica è anche nota come gengivite gravidica o come granuloma piogenico. La sua comparsa si presenta in genere con un rigonfiamento gengivale di forma nodulare, ma può interessare anche altre zone del cavo orale, come il palato, la lingua, l’interno delle guance o il labbro. Di norma è di colore rosso ma può tendere al violaceo o al porpora.

E’ una lesione che sanguina facilmente, anche in seguito alla particolare situazione circolatoria della donna in gravidanza, ed è di dimensioni variabili. Possiamo riscontrare infatti noduli che vanno da pochi millimetri fino a cisti di due centimetri di diametro, e queste formazioni possono crescere in poco tempo, soprattutto in gravidanza.

Risulta particolarmente dolente e fastidiosa nel caso in cui si creino delle situazioni infiammatorie sovrastanti o si formino delle ulcere gengivali.

Durante la gravidanza, gli squilibri e i cambiamenti ormonali, insieme a traumi pregressi del cavo orale, o a una scarsa igiene dentale e conseguenti formazioni di tartaro e placche batteriche, possono dare origine all’epulide gravidica.

Per contrastare questa patologia, è importante curare perfettamente l’igiene orale, soprattutto in gravidanza, con una cura quotidiana effettuata a casa propria e anche attraverso l’ausilio di pulizie dentali professionali e accurate.

Normalmente l’epulide gravidica scompare in seguito al parto, riducendosi progressivamente in maniera spontanea, ma se la condizione è aggravata da situazioni pregresse il nodulo gengivale può permanere e a quel punto necessitare di cure chirurgiche.

Nelle donne in gravidanza, per alleviare i problemi e i sintomi procurati dall’epulide, quali difficoltà di masticazione, problemi nell’articolazione delle frasi e aspetti estetici imbarazzanti, si può ricorrere a una pulizia della zona circostante il nodulo, dato che la rimozione dei residui tartarici comporta una conseguente riduzione delle dimensioni del tumore.

Se questo però persiste e si ingrossa, va asportato chirurgicamente per mano di uno specialista.

La rimozione viene effettuata da un ortodontista o un chirurgo del cavo orale che anestetizza la zona e asporta il nodulo in un pezzo unico. Tuttavia, questo è soggetto a recidive, specialmente nei casi in cui l’igiene non sia impeccabile, per cui è importante tenere la zona sotto controllo e evitare ulteriori cause scatenanti (Lampada scialitica).

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